
“Era così giovane e terrorizzata. La ragazza non capiva perché si trovasse lì, e non riusciva a capire quello che le era stato detto. Una delle donne Kapo’ prese un bastone e la picchiò sul volto.
Questa donna stava sfogando tutta la propria rabbia sulla ragazza. Una bella ragazza, così innocente. La giovane pianse, ma non poteva far niente. Prima che le scattassi la fotografia, la piccola si asciugò le lacrime e si tolse il sangue che aveva sul labbro. A dire la verità, mi sono sentito come se fossi stato colpito io stesso, ma non potevo far niente! Sarebbe stata un’interferenza fatale. Non potevi dir nulla“.
Wilhelm Brasse "...imparai la fotografia a Katowice nell'atelier della zia."
Così, dopo l'invasione tedesca della Polonia del 1939 e l'occupazione della città natale Zywiec, nella Polonia meridionale, interrogato dalle Schutzstaffel (SS), si rifiutò di giurare fedeltà a Hitler e fu imprigionato per tre mesi.
Dopo il suo rilascio, si rifiutò di entrare nel "Volksliste" cercando di fuggire in Ungheria e di arruolarsi nell'esercito polacco in Francia, ma fu catturato, insieme ad altri giovani al confine e fu deportato ad Auschwitz.
Avendo lavorato prima della guerra in uno studio fotografico nel Katowice, nella Polonia meridionale, fu messo al lavoro nel dipartimento di fotografia e identificazione del campo di concentramento.
Dal 1940 al 1945 scattò oltre 40.000 fotografie di "prigionieri ai lavori forzati, esperimenti medici criminali e ritratti identificativi."
Brasse non fu il solo fotografo a documentare i prigionieri.
Si stima un totale di 200.000 immagini ad Auschwitz-Birkenau .
Alla fine della guerra, con l'esercito sovietico in procinto di liberare Auschwitz, nel Gennaio del 1945 durante l'evacuazione del campo, il Generale delle SS, Bernhard Walter, ordinò di bruciare l'intera documentazione.
Brasse supervisionato dal Generale Walter nel laboratorio fotografico, mentre distruggeva i documenti, mise della carta fotografica bagnata nella fornace e un gran numero di foto e negativi. Il quantitativo di materiale messo nella fornace sottrasse ossigeno al fuoco riuscendo a spegnerlo rapidamente.
Un gesto di ribellione al nazismo che contribuì a salvare la documentazione.
Quando il Generale lasciò il laboratorio, Brasse insieme a Jureczek un altro fotografo del campo, recuperarono le fotografie non distrutte dalla fornace, per poi sparpagliarle nelle stanze del laboratorio.
38.916 fotografie furono salvate!
Dopo la liberazione del campo, le fotografie e i negativi furono messi in sacchi e trasportati negli uffici della Croce Rossa a Cracovia.
Nel 1947 le fotografie furono collocate negli archivi del museo statale di Oświęcim.
A Karol Rydecki, un ex prigioniero del campo, venne affidato il processo di descrizione e catalogazione di tutto il prezioso materiale.
Guardando attentamente le fotografie, fece alcune annotazioni sul retro con una matita riguardanti i nomi, le date di arrivo al campo, i luoghi di nascita e la loro morte.
Nel 1991 fu avviato un progetto di archivio digitale, intitolato
"Protezione della documentazione di KL Auschwitz"
Ad oggi tutto il materiale scansionato è archivio e patrimonio della memoria di ognuno di noi!
Courtesy Database © "Camp Photographs"
Commenti