Ce l'abbiamo fatta!
Il tempo a disposizione era veramente poco, ma l'occasione era da prendere al volo!
Sabato 8 aprile abbiamo avuto il piacere di incontrare, negli spazi di DaxoLab dove teniamo i nostri incontri, il fotografo internazionale Ivo Saglietti.
Tanti i motivi per essere orgogliosi.
Prima di tutto l'importanza di Ivo. Un fotografo internazionale, come dicevo sopra, perché nato in Francia, a Tolone, da genitori italiani. Perché è cresciuto tra Marsiglia e ora vive a Genova dopo aver vissuto a Torino e Parigi. Perché ha realizzato reportages in Cile, Palestina, Perù, Haiti, Bosnia, Nigeria, Repubblica Dominicana, Ghana, Congo, Uzbekistan, Kosovo... Perché ha vinto tre premi del Word Press Photo. Perché è rappresentato da un'agenzia tedesca (nemo propheta in patria).
Poi perché Ivo è simpatico, curioso, disponibile, piacevolmente ruvido come certi liguri sanno essere.
E perché la possibilità di discutere con un autore (per giunta un grande fotografo) della sua produzione è un'esperienza formativa. Nelle sue fotografia c'è il cinema di Theo Angelopoulos, la sua ostinata volontà di partecipare, di schierarsi, non solo dal momento della scelta dell'ambito fotografico (il reportage è l'ambito per antonomasia), ma anche dalla vicinanza fisica col soggetto. Nessuna indulgenza alla spettacolarizzazione del dolore, tanto di moda ormai da anni.
E perché con Ivo si può parlare anche di letteratura, cinema, storia.
Negli ultimi anni si è dedicato principalmente alla documentazione della condizione dei profughi, con particolare attenzione alle frontiere e al Mediterraneo.
(©Ivo Saglietti - Tutti i diritti riservati - all rights reserved)
Ivo sicuramente non è un esaltatore delle ultime tendenze in fatto di innovazione tecnologica, società digitalizzata ed alta velocità di connessione. La sua vita professionale gliene dà diritto, per cui qualunque sia la vostra opinione in merito, il suo punto di vista è autorevole.