Dicevamo, giusto qualche giorno fa, dell'enorme quantità di blog esistenti in rete sulla fotografia. Molti di questi, possiamo tranquillamente affermarlo, totalmente inutili o semplici espedienti per creare traffico (che tanto bene fa ai siti) con dei troppo semplici copia/incolla o rimandi ad altri siti.
Visto che a noi piacciono le contraddizioni e, quando ne scorgiamo qualcuna, ci divertiamo a buttarcici dentro, con il post di oggi vi segnaliamo quello che, a nostro modesto parere, è invece un blog molto interessante.
Si tratta di Fotocrazia, il blog di Michele Smargiassi che trova spazio quotidianamente su Repubblica.
Iniziamo con una questione di stile: Smargiassi scrive bene, leggere i suoi articoli è sempre piacevole. E a parere nostro non è poco, quando in rete, e non solo, pare che troppi sentano il dovere di esprimere il loro parere (e spesso forma e sostanza delle loro opinioni hanno la concretezza delle scie chimiche).
Michele non è un fotografo, è una persona decisamente acculturata (di sicuro più di me) che prova ad affrontare le questioni della, sulla, dalla fotografia con continui rimandi alla filosofia e alla storia dell'arte, ai più svariati autori, ai diversi aspetti legati all'attualità e alle conseguenze delle innovazioni tecnologiche.
Michele prova. Infatti, spesso lascia aperte le questioni dopo averle sviscerate, per quanto possibile farlo con un numero di battute limitato dalle esigenze editoriali. Un approccio che ci piace perché, senza cadere in un comodo debolismo da due soldi per il quale qualsiasi opinione è valida, restituisce la complessità del dibattere.
E qui un altro aspetto notevole del blog di Smargiassi: direttamente sulla pagina di Repubblica, ma anche sul relativo profilo facebook, il dibattito è aperto e molto spesso frequentato da persone molto interessanti che si occupano di fotografia, arricchendo ulteriormente la qualità dell'argomento di volta in volta trattato.
Il menù di oggi prevede: la didascalia. Spesso odiata dai fotografi, spesso abusata dagli aspiranti tali. My two cents: più scarna possibile, meno indicazioni possibili, che serva soprattutto al fotografo per il proprio catalogo.